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FISAC, confermata segretario generale Marina Milanesio


 "Quasi sei anni alla guida della categoria. Un'attività proficua che ha visto un buon riscontro da parte degli iscritti. Lascio una Fisac in salute. Marina Milanesio ha collaborato con me in questi anni con risultati molto buoni e che sicuramente ha tutte le caratteristiche per proseguire il lavoro, che abbiamo iniziato insieme nel corso di questi anni. Faccio a Marina ipiù cari auguri di buon lavoro". Sono le parole di Stefano Fassoni, segretario uscente, che giovedì 11 ottobre in occasione del congresso di Fisac, ha fatto il passaggio del testimone con Marina Milanesio, eletta segretario generale della categoria. "Ringrazio per la fiducia e continueremo in linea con la segreteria che abbiamo fatto in questi. Ci aspetta il rinnovo del contratto nazionale, quindi ci sarà molto lavoro da effettuare come sempre, ma non ci tireremo sicuramente indietro".

LA RELAZIONE DEL SEGRETARIO USCENTE STEFANO FASSONI

Compagne e compagni, è con piacere che vi dò il benvenuto al IX Congresso Fisac Cigl. 
Un saluto ed un ringraziamento particolare alla Segretaria Generale Cgil Valle d’Aosta, Vilma Gaillard, e al compagno Giacomo Sturniolo, segretario uscente della Fisac Cgil Piemonte. 
Gli anni che ho trascorso come Segretario della Fisac Valle d’Aosta si sono caratterizzati per il perdurare della crisi economica, che ha reso sempre più precarie le condizioni economiche di milioni di persone, hanno visto diminuire la fiducia nel futuro e hanno segnalato un netto peggioramento nelle condizioni di lavoro e nella tutela dei diritti. 
In questi anni la CGIL ha avviato numerose battaglie, sempre nel rispetto di quel ruolo di sindacato guida nel Paese, di centro aggregatore di istanze, di baluardo per la difesa dei diritti di tutti, questo sempre , come amava dire il compagno Dino Carlino, nel rispetto di quella G di “generale” che caratterizza la nostra sigla. In questi anni abbiamo avuto diversi governi, di sinistra ed ora di destra; mai però l’organizzazione ha avuto governi “amici” e, anzi, si è trovata a lottare contro tentativi di delegittimazione da parte degli stessi, anche da quei governi che, almeno in teoria, avrebbero dovuto condividerne le linee di principio. Siamo stati accusati di essere pletorici, liturgici, corporativi; di difendere solamente chi già è tutelato. Si è tentato di sostituire i corpi intermedi, unico antidoto alle suggestioni di “uomo forte al comando”, con una democrazia e una politica basata sui tweet e sui followers. Guardate però che la democrazia “costa”, richiede tempo, è meno efficiente rispetto ad altri metodi, ma è il prezzo da pagare perché ognuno possa fare sentire la propria voce. Sono stati anni difficili perché molte energie sono state indirizzate al contrasto di questi tentativi, rendendoci forse meno efficienti in altre battaglie che abbiamo combattuto. Fra le critiche che ho sentito, c’è quella di Renzi relativa al fatto che il sindacato è fatto solo di pensionati. E’ vero che i pensionati sono una categoria importante all’interno dell’organizzazione ma è anche vero che oggi rappresentano a tutti gli effetti una componente fondamentale della nostra società, sia dal punto di vista sociale che da quello economico. Quante famiglie si basano sull’apporto che danno i nonni, nella custodia e nella crescita dei figli, quante famiglie vengono aiutate economicamente dai nonni per arrivare a fine mese…ecco… mi sembra che persone che hanno lavorato tutta una vita e oggi si trovano a fare un nuovo “lavoro” così importante per migliaia di famiglie debbano avere pari dignità rispetto a quelli che sono i lavoratori attivi, e liquidarli con frasi come quelle di Renzi risulta, secondo me, molto offensivo. 
 
La storia è sempre la stessa, siamo di nuovo a lottare contro lo “spread”. Non vorrei passare per “sovranista” o appoggiare in qualche modo l’opera di questo governo nei confronti della UE. C’è però da dire che non è questa l’Europa che mi aspettavo. Il progetto di un Europa forte e stabile è sin qui miseramente fallito. Il sud dell’Europa si ritrova impoverito e in balìa dei mercati e della speculazione. L’integrazione nel lavoro, nell’istruzione, nella sanità, nei sistemi fiscali deve ancora arrivare; il peccato originale è stato quello di fissare delle regole troppo rigide, pur sapendo che difficilmente sarebbero state rispettate. 
Un paese con un elevato rapporto debito pubblico/pil rischia il fallimento, questo è il postulato. Segue il quadro teorico: i tassi di interesse sui titoli pubblici crescono, perché per investire denaro in un paese a rischio default il mercato pretende di essere ricompensato con profitti maggiori, dunque l’unica soluzione per uscire dalla crisi è ridurre il debito pubblico e riconquistare la fiducia dei mercati. 
Non esiste però nessuna teoria economica che fissi un livello ottimale fra debito pubblico e pil. Empiricamente possiamo dimostrarlo con l’esempio del Giappone (terza potenza economica mondiale) che si attesta circa al 200% e gode di bassa inflazione e piena occupazione e con l’Argentina, che all’epoca del default era del 136% circa. 
Quindi quale è la differenza? Sicuramente non questo dato che in sé è una percentuale e basta. Una prima differenza è rappresentata dai soggetti che detengono il debito pubblico di un paese e che, in base alle ”aspettative”, in base ai rating, possono guidare indirettamente la politica economica di un paese. Dal mio punto di vista la Troika rappresentata da Bce, Fmi e Commissione Europea, nel voler imporre e mantenere il “fiscal compact” ha prestato il fianco alla speculazione finanziaria, vero male e principale beneficiario delle crisi economiche. Guardiamo la crisi della Grecia: ad aprile 2010 Papandreou consegna il paese alla troika che in cambio di un prestito da 110 miliari di euro (al tasso del 5,2% quando la Bce finanziava le banche all’1%) che inizia a dettare l’agenda politica: privatizzazioni, tagli ai salari, licenziamenti, riforma delle pensioni, svuotamento dello stato sociale. Ma da ottobre 2009 ad aprile 2010 è cambiata un’altra cosa, sono cambiale le regole per le vendite allo scoperto dei titoli greci sul mercato secondario, portando da tre a dieci giorni l’intervallo per chiudere le transazioni. E infatti in quei mesi i titoli greci sono crollati, costringendo il governo a continui rialzi nei tassi. Questa vicenda dimostra come i tassi di un titolo pubblico possano essere manovrati dalla speculazione, smentendo l’affermazione che vuole come causa principale dei rialzi la mancanza di fiducia sulla solvibilità di un paese. 
Tutto questo per dire che uno dei mali principali è la speculazione, che portare un paese all’orlo del fallimento è un sistema per appropriarsene a prezzi di saldo. Quanti “investitori” hanno fatto shopping in Grecia durante e dopo la crisi…forse gli è rimasto solo il Partenone. In questo la UE deve cambiare rotta, tornando a fare una politica economica che sia di supporto per i paesi aderenti e non sia il grimaldello per aprire le porte alla speculazione. 
Per quel che riguarda la nostra categoria posso dire di aver trovato una Fisac in salute e di lasciarla in buone condizioni. Abbiamo lavorato in ristrettezza di risorse, economiche e cedolari, spesso utilizzando il nostro tempo libero, in una sorta di “volontariato”. La Fisac mantiene le proprie posizioni, costantemente raccogliamo nuovi iscritti che vanno a rimpiazzare i pensionati e gli esodati, e in un momento in cui il personale bancario si riduce è un buon risultato. In particolar modo siamo ben piazzati sulle tre principali banche della piazza, e recentemente siamo “entrati” bene su Banca Sella, dove eravamo deboli. Questo grazie alla scelta di buone RSA. Avere nelle aziende delle persone che sono apprezzate è fondamentale per avere adesioni; il bancario è uno strano animale, generalmente non ha una chiara appartenenza politica e la esplicita poco, per il bancario “franza o spagna purché se magna”, Se la RSA è una persona apprezzata, anche professionalmente, e risponde correttamente alle istanze dei colleghi, può avere un successo “trasversale” con i potenziali iscritti. 
Alcuni progetti in questi anni li abbiamo conclusi, altri sono rimasti nel cassetto: in particolar modo il settore delle assicurazioni è da sviluppare. Spesso si tratta di donne, ancor pù spesso part-time che lavorano in agenzia ancora in stile “padre/padrone” e facilmente ricattabili per cui l’esigenza di tutela è forte e anche di difficile pratica. 
Per finire sono contento ed orgoglioso di questa esperienza che mi ha migliorato sotto molti aspetti; ho avuto il privilegio di avere ottimi collaboratori, di aver lavorato sempre in armonia e in un ambiente amichevole, ho conosciuto l’organizzazione “dal di dentro” e devo dire che è molto più complessa e strutturata di quanto non si creda. Ho avuto la fortuna di occuparmi anche di argomenti lontani dal mondo bancario, di aspetti organizzativi, di poter gestire delle risorse e tutto questo non lo faccio nel quotidiano in banca e questo mi ha dato molti stimoli e aria nuova. 
Per tutto questo ringrazio per la fiducia che mi è stata accordata a suo tempo e mi auguro di averla meritata. Un ringraziamento in particolare a Marina e Maurizio per avermi accompagnato con pazienza e dedizione in questo percorso. Auguro alla futura segreteria di poter lavorare con lo stesso supporto che ho avuto io. 
Grazie per l’attenzione e VITA L’ITALIA, VIVA  LA CGIL
 



Articolo del 11/10/2018

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