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Incontro con assessore sanità, Spi-Cgil Valle d'Aosta ”Necessari discontinuità e cambio di passo'


Non ci siamo. L’incontro con l’assessore alla sanità non ci ha chiarito diversi punti che emergono da questa emergenza sanitaria. Abbiamo partecipato alla riunione, dopo una nostra richiesta di incontro del 30 ottobre, pensando di ricevere delle risposte concrete su come si vuole affrontare l’emergenza. Sia sulla questione tamponi alle Oss e agli anziani delle rsa e microcomunità, ma soprattutto sulla questione dei vaccini antinfluenzali. Sono troppo poche le dosi e in diverse zone della nostra regione c’è ancora carenza di vaccini antinfluenzali. Ci chiediamo che cosa si aspetti? Non ci capacitiamo, inoltre, come nel tempo trascorso, dal mese di maggio scorso ad oggi, durante il quale per più volte il nostro sindacato ha chiesto di essere coinvolto e di capire se ci fosse un piano di prevenzione, ci ritroviamo nella situazione di marzo, se non peggio. Nel frattempo ci sono state le elezioni e la politica si è presa il tempo per altro. Il neo assessore ha sicuramente un approccio diverso rispetto al suo predecessore, ma non vorremmo che, nonostante gli impegni assunti durante la riunione, non tenesse fede a quanto da lui stesso dichiarato pubblicamente e che non si avviasse quel confronto continuo e necessario sull’emergenza, senza tralasciare un'analisi sulla riforma del sistema sanitario e socio-assistenziale valdostano. Non vorremmo inoltre trovarci, come già successo in passato che le organizzazioni sindacali vengano messe da parte. Abbiamo espresso la nostra contrarietà al trasferimento sistematico degli anziani da una microcomunità ad un’altra. In sintesi, non siamo soddisfatti dell’incontro con l’assessore, ci aspettavamo di più, proprio perché è anche un medico. Avremmo voluto avere risposte chiare sui tamponi, sui vaccini, sulle situazioni delle microcomunità, invece abbiamo assistito per l’ennesima volta a dichiarazioni filosofeggianti.

Segreteria Spi Cgil Valle d'Aosta, il resoconto dell'incontro.

Il 12 novembre abbiamo incontrato il nuovo assessore alla Sanità e alle Politiche sociali. I temi da affrontare erano molti e i soggetti sindacali presenti hanno rappresentato diverse istanze. La questione dei premi al personale sanitario impegnato nella prima ondata Covid e non ancora erogati, la necessità di una profonda riforma del sistema sanitario valdostano, oggi palesemente inadeguato, la gravissima situazione sanitaria e di come viene gestita. Per lo Spi-Cgil, anche se alcune affermazioni dell’assessore sono condivisibili, come quella di accogliere le richieste di un confronto continuo con le parti sindacali, gravemente carente nella precedente gestione, rimane il nodo cruciale della gestione dell’emergenza sanitaria. Lo Spi ha posto come primo tema irrisolto quello delle vaccinazioni antiinfluenzali, le cui dosi sono state acquistate in quantità insufficiente. Sull’emergenza Covid abbiamo chiesto scelte chiare su come proteggere la salute dei valdostani che si ammalano, visto che si sta ripetendo ciò che è accaduto a marzo e ad aprile. Stessa disorganizzazione e troppe scelte improvvisate fatte dagli stessi uomini, che hanno gestito la prima emergenza. Lo Spi ha chiesto al neo assessore forte discontinuità di scelte e di uomini. Tutto ciò che in questi sei mesi poteva essere fatto e non è stato realizzato. Lo dimostra la lentezza, con cui vengono fatti i tamponi. Ve ne sono oltre 4.000 in arretrato e alle persone che si ammalano vengono prescritte le terapie per telefono. In una regione, che da tempo ha abbandonato il presidio sanitario del territorio e non ha investito in maniera oculata sulla sanità, non c’è da stupirsi di quello che sta accadendo nuovamente. Siamo stati colti impreparati, perché chi avrebbe dovuto agire per salvaguardare la salute e la vita delle persone ha pensato ad altro. Oggi si mettono delle pezze ogni volta che ci si trova in difficoltà. La gravità della situazione è tale da non potersi più permettere indecisioni o attendismo. Troppi contagi e troppi morti (siamo la prima regione per percentuali di mortalità), sui quali prima o poi si dovrà fare luce sotto ogni profilo di responsabilità. L’ospedale Parini, vecchio e inadeguato in una situazione normale, è saturo al punto tale da vedere occupati oltre i 2/3 dei posti letto dai malati Covid. E ora si ricorre a soluzioni improvvisate, creando reparti Covid in ogni luogo, come la microcomunità di Variney e la clinica di Saint-Pierre. Non si può affermare che avremo il primo piano del padiglione Covid a metà dicembre e due giorni dopo chiedere all’esercito di costruire un ospedale da campo dentro un capannone industriale. Gli anziani, le persone più fragili in questo momento, vengono continuamente trasferiti dalle microcomunità, creando loro disorientamento e paura. Abbiamo espresso la nostra contrarietà alla scelta di adibire la microcomunità di Variney in reparto Covid, portando gli ospiti di quella struttura in tutta la Valle, ponendo anche il problema che la stessa non ha un impianto centralizzato per l’ossigeno e della conseguente pericolosità di avere una bombola per ogni paziente, a cui viene somministrato. Questa situazione crea la paralisi dell’attività ordinaria dell’ospedale. Ci sono migliaia di prestazioni diagnostiche e di cura, che sono state sospese o rinviate, compromettendo la salute di coloro che di coronavirus non si sono ancora contagiati. Non si fanno più screening, non si fa più prevenzione. Un prezzo che pagheremo carissimo nei prossimi anni. Abbiamo posto, infine, all'attenzione dell’assessore Barmasse il tema delle risorse finanziarie aggiuntive per la sanità, che necessariamente nel prossimo bilancio regionale dovranno essere previste. Abbiamo chiesto che si prevedano risorse economiche in quantità tali da garantire il diritto alla salute dei cittadini. Un diritto sancito dalla costituzione. Ci aspettiamo ora atti concreti e urgenti, visto che dalla riunione sulla salute pubblica ci sono state solo rassicurazioni e annunci.  

Articolo del 16/11/2020

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